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mercoledì 15 marzo 2017

Corso di cesteria



Lo scorso fine settimana ho partecipato ad un interessante corso intensivo di cesteria. Una full immersion di due giorni per imparare a costruire i cesti, partendo dalla raccolta e cernita dei materiali che si utilizzano per costruire la struttura e per l’intreccio  per giungere poi alla vera e propria realizzazione di un cesto. 

Il corso organizzato dall’  Ecomuseo di Malesco in collaborazione con il  Museo dell'acqua "Acquamondo"   di Cossogno è stata una piacevole occasione per scoprire questa antica tecnica.  
Il nostro istruttore ci ha dapprima  condotti nel bosco e ci ha insegnato a scegliere i materiali più adatti  spiegando che questi   variano da zona a zona: da noi si utilizzano prevalentemente il nocciolo e il castagno. Dopo aver quindi raccolto un certo numero di polloni ci siamo recati nella sede dell’ Ecomuseo e lì abbiamo iniziato il vero e proprio lavoro, ricavando dal nocciolo le “lencistre”, una parola di origine dialettale per definire delle lunghe e sottili strisce  di legno che si utilizzano  per gli intrecci.    Un lavoro certosino ma molto rilassante, che mi ha trasportata con la mente  in un mondo ancestrale dove si viveva  con niente.

Le lencistre una volta prodotte    devono essere fatte seccare e poi al momento dell’utilizzo   messe a bagno per ridare al legno l’elasticità che serve per eseguire gli intrecci del cesto, ma noi per esigenze di tempo abbiamo utilizzato direttamente le lencistre appena  fatte.

 Successivamente siamo passati alla costruzione del cesto: su una base tonda si praticano i fori

dove saranno inseriti i “montanti” di salice, un albero che non si trova in Valle ma di facile  reperibilità nelle zone limitrofe. Il nostro maestro infatti ci ha gentilmente riforniti di rami di salice  di differenti varietà.

Il sistema si può paragonare a quello della tessitura dove i montanti fungono da ordito attorno ai quali vengono intrecciati i fili della trama, in questo caso le lencistre di nocciolo alla base e i rami di salice per la parte rimanente. 

Il risultato finale è questo bel cesto che conserverò gelosamente come ricordo del mio primo esperimento di cesteria, sperando che a questo ne seguano altri.


Le due giornate sono letteralmente volate, in un clima di allegria e collaborazione e per quanto mi riguarda in una sorta di simbiosi con il mio papà (di cui ho già parlato in questo post) che tanto amava e praticava questa tecnica e che io stupidamente, come si fa tante volte negli anni della giovinezza, non apprezzavo e condividevo.
Un grazie va al  giovane istruttore che ha saputo guidare il gruppo con perizia e competenza trasmettendo oltre alle conoscenze tecniche e pratiche anche la passione  e l’entusiasmo per questa antica arte.
Ed ora tutti alla ricerca dei noccioli!

6 commenti:

  1. Anche il mio papà, tra le molteplici arti che conosceva e praticava,aveva pure questa e ancora nella stanza dei miei figli c'è un cestino fatto da lui che contiene i giocattoli più piccoli. E' un'arte antica, che dev'essere salvaguardata. Brava tu...e lodevole l'iniziativa.

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  2. Carissima anche il mio papà aveva le mani d'oro, aggiustava tutto sapeva lavorare il legno e il ferro in modo magistrale, mi sono riletta il post sul tuo papi e mi sono commossa.....bellissimo il tuo cesto e l 'esperienza che hai saputo vivere e condividere con noi....ciao MGrazia

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  3. Adriana è meraviglioso!!! Bravissima!! Che bel corso...che bella esperienza deve essere stata!!!!!! Immagino che buon profumo di legno oltretutto...
    Un abbraccio grande😘

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  4. quanti ricordi, li facevo anch'io!!Sono bellissimi!

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  5. mi fai ricordare di quando mia zia mi insegnare a intreggiare le sporte da piccolina e rimanevo incantata a vederla lavorare...

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